Terminata la costruzione delle antenne del MUOS di Niscemi

Il Muos di Niscemi è ultimato. O meglio: le sue tre gigantesche antenne sono pronte ma non operative; lo saranno non appena verranno completati i test e le analisi riguardo i danni che questa mastodontica installazione potrebbe causare alla popolazione, al territorio e via discorrendo. Ma cos’è questo Muos? Il Muos o Muostro, quest’ultimo affettuoso soprannome datogli dai movimenti di protesta, è l’acronimo di Mobile User Objective System ed è, come ci dice il sito nomuos.org, “un moderno sistema di telecomunicazioni satellitare della marina militare statunitense, composto da cinque satelliti geostazionari e quattro stazioni di terra, di cui una a Niscemi, dotate di tre grandi parabole del diametro di 18,4 metri e due antenne alte 149 metri”. E a cosa serve? Lo stesso sito ci dice che “sarà utilizzato per il coordinamento capillare di tutti i sistemi militari statunitensi dislocati nel globo, in particolare i droni, aerei senza pilota che saranno allocati anche a Sigonella”. L’intero processo di costruzione è stato decorato da ondate di proteste e manifestazioni da parte di chi questo Muostro non lo voleva e non lo vuole tuttora; proteste e manifestazioni accompagnate da documenti di analisi da parte di studiosi che evidenziano come un’installazione di tale portata, con i suoi campi elettromagnetici, costituisca un grande rischio per l’ambiente e gli abitanti della zona. Elemento, questo, che si va a sommare al rischio per il paese, in caso di guerra, di costituire un facile bersaglio da attaccare. Tutto questo, però, come sempre accade, viene facilmente scansato da chi, in queste operazioni, ha l’obbiettivo di trarre un profitto, sia esso economico, politico, militare ecc… Questa è una delle tante risposte date da coloro che hanno interesse a veder realizzato ed operativo questo progetto. L’Ambasciata statunitense di Roma tranquillizza tutti dicendo: “I rappresentanti del governo statunitense opereranno a stretto contatto con gli interlocutori italiani durante le fasi finali della costruzione, confermando l´impegno nei confronti del popolo siciliano a garantire che il sito non sarà pienamente operativo fino al completamento di tutti i test di sicurezza e finché non verrà installato un sistema di monitoraggio. In base ai test finora effettuati da autorità italiane e americane e ai dati relativi alle altre tre stazioni Muos già operative negli Stati Uniti e in Australia, abbiamo piena fiducia che il sistema non presenterà rischi per la salute.” Ora, effettivamente, dopo aver letto queste parole trapelanti tranquillità e calma, sono molto più sereno. Non penso più che il fattore “interesse economico” renda cieco chi vuole a tutti costi portare avanti la costruzione del MUOS, così come non lo penso degli interessi militari e politici. Fortunatamente c’è qualcuno che, mentre costruisce un impianto militare generante grossi campi elettromagnetici, ha anche un pensiero per la salute della natura e degli abitanti del posto; pensiero che non ha altro effetto che quello di posticipare di qualche mese l’entrata in funzione della struttura. Movimenti di protesta e gruppi di cittadini continuano più che mai la loro battaglia con l’obbiettivo di difendere loro stessi e il territorio. Le scuole hanno organizzato occupazioni ed autogestioni mentre sono state stabilite per i giorni 22 Febbraio e 1 marzo due proteste, la prima davanti la prefettura di Caltanissetta e la seconda davanti la base. L’opposizione radicale di chi è (direttamente o indirettamente) interessato, costituisce l’unica ancora di salvezza quando c’è da combattere il potere. Proviamo, adesso, a buttare giù qualche riflessione in merito alla questione. Anzitutto possiamo tranquillamente affermare di essere di fronte all’ennesimo caso di rapporto amoroso tra “stato” e “capitale”. Un legame, questo, che attraversa i secoli e che diventa sempre più saldo. In questo caso (come in migliaia di altri) capitale americano investito con rigoroso piegamento a novanta gradi dello stato italiano. Sia chiaro: se investimento e “piegamento” fossero provenuti dallo stesso paese o da paesi diversi da quelli in questione sarebbe stata la stessa identica cosa, lo stesso identico accordo di sopraffazione su chi non ha potere decisionale (la quasi totalità della popolazione mondiale). Altro punto molto importante è il ripresentarsi di atteggiamenti culturali e sociali tipici della “nostra epoca” (e con “nostra epoca” non intendo semplicemente il presente, ma quel periodo di tempo, oramai troppo lungo, in cui la cultura occidentale ha messo le tende su questo Universo e non accenna a volerle togliere; un’epoca che va avanti da un paio di migliaia di anni). L’antropocentrismo, divenuto fisiologico per l’essere umano, si manifesta ulteriormente in questa vicenda del MUOS in cui, senza possibilità di replica, la natura è assoggettata al volere di qualche esemplare di una tra le tante specie presenti su questo pianeta. Per di più, la bellezza di zone naturali, ormai rare in questa realtà iperindustriale, è corrotta quasi irrimediabilmente da questi giganti d’acciaio di centocinquanta metri. Ma non dobbiamo fare l’errore di ragionare su questo tema con gli occhi e la mente che ci hanno “montato”. Non pensiamo alla rovina dell’ambiente di Niscemi come qualcosa di dannoso esclusivamente per gli abitanti umani. Non tuteliamo la natura solo per trarne un vantaggio. Iniziamo a concepire la realtà naturale come entità da difendere per permetterle di continuare ad esistere in armonia con chi la abita attraverso quel meraviglioso e reciproco scambio che ne permette la riproduzione. Credo che solo una visione di questo tipo apporterà qualche cambiamento in positivo nel futuro. Ultimo punto, ma non in ordine di importanza, è il fatto che il MUOS è, a tutti gli effetti, un’arma. In una realtà in cui la violenza è la base su cui ogni cosa viene strutturata, a partire dal modo in cui vengono prese le decisioni in merito a questioni riguardanti la collettività, è necessario opporsi all’ennesimo decadimento dell’uomo verso questa violenza imperante. La militarizzazione di una zona come Niscemi è un altro punto a favore di chi con le armi ci campa, sia vendendole che utilizzandole: gli stati ed il liberismo sfrenato. Opporsi alla costruzione del MUOS è opporsi alla guerra, al militarismo e ad una strada che la nostra società ha imboccato da diverso tempo e che, tra poco, non darà più la possibilità di fare un’inversione di marcia. Chiunque volesse approfondire in merito alle analisi fatte dagli specialisti sulla questione del MUOS di Niscemi può trovare dei documenti su questo sito nell’area “Relazioni Tecniche”: http://nomuos.org/resource/documenti

 

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